A questo punto, la maggior parte delle attività commerciali in corso avrà finalizzato l’elenco delle persone a cui fare i regali di Natale.
La priorità sarebbe stata data ai clienti o ai clienti che avevano apportato un contributo sostanziale ai profitti di quest’anno. Per considerazioni aziendali strategiche, la loro buona volontà deve essere coltivata, soprattutto se la competizione per il loro patrocinio è intensa.
In questa stagione, quel regalo di Natale verrebbe considerato un investimento e non una spesa che, a seconda di come viene prenotata, potrà essere fiscalmente deducibile o meno.
Esiste un ordine gerarchico non scritto sull’offerta di regali aziendali. In cima alla lista ci sono i dirigenti o funzionari che hanno l’ultima parola su a chi dovrebbero essere assegnati i contratti di prodotti o servizi.
Le loro donazioni devono essere commisurate alla loro posizione finanziaria o sociale. Offrire regali che riportino il logo del donatore o che siano di cattivo gusto costituirebbe una grave violazione del protocollo aziendale e deve essere evitato a tutti i costi.
Se, ad esempio, si vuole regalare loro del vino, è meglio che sia al livello di un Dom Pérignon o del vero champagne francese che servono o vengono serviti nelle cene formali.
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Per il personale al gradino più basso del totem aziendale, i regali potrebbero essere cesti alimentari o gadget popolari il cui valore monetario o grado di sofisticazione dipenderebbe dalla portata del loro coinvolgimento nell’aggiudicazione di tali contratti.
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Per evitare possibili confronti tra i regali, la regola pratica in quest’ultimo caso è che vengano consegnati direttamente a casa o portati discretamente in macchina.
Coloro che potrebbero sentirsi “discriminati” nella scelta dei regali potrebbero essere meno collaborativi o disponibili in futuro.
Per alcune aziende, decidere quale regalo fare, oltre a calcolarne il costo, potrebbe essere una seccatura a causa delle variabili, ad esempio, idoneità e appropriatezza, coinvolte nel prendere tale decisione.
Si tratta di un gioco d’ipotesi perché la portata della loro interazione con il destinatario previsto è spesso limitata al loro rapporto d’affari e a qualunque informazione possa essere raccolta da persone che hanno avuto a che fare con loro in precedenza o lette sui social media.
Una soluzione a questo fastidio di cui si avvalgono alcune aziende è donare a un istituto di beneficenza, indicando il destinatario del regalo come donatore, il valore monetario del regalo che dovrebbe ricevere.
In questo schema, l’importo della donazione non viene divulgato ed è invece semplicemente descritto come sostanziale o sufficiente, ad esempio, a fornire tre pasti quadrati per una settimana a una famiglia di sei persone o a pagare parzialmente le tasse di iscrizione alla scuola superiore di un bambino.
Successivamente, al destinatario del regalo previsto viene inviata una cartolina di Natale con una nota che un regalo all’istituzione è stato fatto per suo conto, accompagnata da una dichiarazione di apprezzamento da parte del donatario.
Se il donatario è una chiesa o un’organizzazione religiosa, la lettera di ringraziamento di solito include una dichiarazione che lui o lei sarebbe inclusa nelle sue intenzioni di preghiera nelle loro messe, insieme a uno scapolare o un biglietto di preghiera.
In un certo senso, quella donazione prende due piccioni con una fava, cioè risparmia al donatore la fatica di acquistare, incartare e consegnare i doni, e i benefici dei doni sono direttamente e immediatamente goduti dall’organizzazione caritativa o religiosa interessata.
A ciò si aggiunge il senso di soddisfazione del donatore per il fatto che la donazione andrebbe effettivamente a beneficio delle persone che meritano di ricevere o ricevere le benedizioni del periodo natalizio.
Considerando il processo di donazione a cui è abituata la maggior parte dei filippini, vale a dire la ricezione fisica di doni materiali, questa modalità di donazione può essere descritta come non tradizionale o non ortodossa.
Dipende dai valori morali del destinatario del regalo previsto se considerare la donazione “sostitutiva” come un atto esemplare, oppure inaccettabile perché lo priva della possibilità di godere del dono che avrebbe dovuto ricevere.
A questo proposito sarebbe opportuno e doveroso invocare il detto “è meglio dare che ricevere”.
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